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In 184 liriche, l'autrice confida, a se stessa e poi a noi, due anni e tre mesi di intime emozioni, dal 14 settembre 2017 al trenta dicembre 2019 e si interrompe volutamente poco prima dell'avvento del Covid-19.I versi partono e si sviluppano dall'ambiente di tutti i giorni che scivola, incantato, verso il sogno, verso il surreale fino a perdersi nel simbolo che volge lo sguardo della mente ad altro, a quell'intimo voler dire che non può essere detto e verso cui Maila ci conduce senza sforzo apparente. "... il paese è una coperta lucente che brilla contro il freddo della sera...". Maila guarda, guarda il buio davanti al quale lo sguardo si smarrisce e l'anima trema. Quel buio dimenticato ma non cancellato. Il buio che non ha nome ma che mormora parole arcane intorno a noi che accendiamo invano lampioni sempre più potenti fino a illuminare l'intera superficie del pianeta "... mentre la vera oscurità fa capolino oltre il vetro appannato di fantasmi...".